GIAN PIERO TURLETTI
COMUNICAZIONE AZIENDALE:
LE PUBBLICHE RELAZIONI
Come sviluppare un’opinione positiva nei
nostri Confronti
“Questo special report gratuito regala degli strumenti
importanti e fondamentali che, chi ha un’ azienda, o un’ attenzione all’immagine
personale attenta, doverebbe conoscere.“
LE PUBBLICHE RELAZIONI
Oggi si sente sempre più spesso parlare di Pubbliche Relazioni
quale moderna forma di comunicazione, ma di cosa si tratta?
Sono una funzione importante per le imprese? Per rispondere a
queste e altre interessanti domande su tale tematica d’attualità,
metto a vostra disposizione il presente report.
Si tratta di una funzione aziendale che ha assunto un ruolo
sempre più strategico, con il passare del tempo, nella
realizzazione di un progetto d’impresa vincente, soprattutto nelle
aziende di medie e grandi dimensioni; ciò detto, le P.R. possono
trovare applicazioni in ambiti anche molto differenziati: possiamo
parlare di P.R. aziendali, ma anche i politici e i personaggi
pubblici possono ricorrere a questo importante strumento.
Le considerazioni del presente report sono sostanzialmente rivolte
all’impresa, ma le stesse possono applicarsi anche al singolo e a
vari ambiti di riferimento.
Molti, in effetti, parlano oggi di pubbliche relazioni e d’immagine
d’impresa ma senza ben capire che cosa si debba intendere con
tali espressioni. Vediamo quindi subito cosa non sono le P.R. :
non si tratta di un generico saper trattare con gli altri; non
riguardano, in senso stretto, la definizione dell’immagine
aziendale in termini grafici, questi sono elementi di competenza
specifica del marketing, e più precisamente della comunicazione
pubblicitaria.
Le pubbliche relazioni possono invece essere intese nel loro
corretto significato partendo da un concetto fondamentale: quello
di immagine aziendale. Questa, come facevo notare poco fa, non
va intesa in senso grafico ma come opinione che gli altri si sono
fatta e si possono fare di un’impresa. A seconda, infatti, che vi sia
un’opinione più o meno positiva di quest’ultima, l’impresa potrà
godere di un clima di maggior o minor fiducia; di qui deriva la
rilevanza strategica di tale fattore.
Tale elemento interagisce con un altro strettamente connesso,
rappresentato dal fatto che il sistema azienda non solo è composto
di elementi tra loro interagenti ma interagisce, a sua volta, con
una pluralità di elementi esterni che possono contribuire o
ostacolare il raggiungimento dei suoi obiettivi. Una
rappresentazione grafica potrà chiarire meglio il concetto:
Possiamo immaginare l’impresa al centro di una pluralità
d’elementi, ognuno dei quali, oltre a interagire con gli altri,
interagisce con l’impresa.
I principali possono essererappresentati da:
fattori economici e sociali;
situazioni politiche;
fattori culturali;
situazioni giuridiche.
Vengo subito a degli esempi pratici che evidenziano l’impatto di
tali elementi su un’impresa.
Fattori economici e sociali:
ad es: è noto come negli ultimi tempi, oltre agli aspetti inerenti
allo sviluppo economico in sensostretto, la società nel suo complesso
attribuisca sempre maggior rilevanza anche a quelli ambientali.
Di qui la necessità, anche a livello di singola impresa, di elaborare
forme cosiddette di sviluppo economico ecocompatibile, cioè tale
da coniugare leesigenze economiche con quelle legate al rispetto
per l’ambiente e la salute.
È evidente, quindi, l’impatto negativo sull’immagine aziendale di
un’impresa che non rispetti norme e politiche ambientali.
Pensiamo, tra l’altro, a quante persone, magari potenzialmente
interessate a un determinato prodotto, potrebbero comunque
decidere di non acquistarlo poiché l’impresa che lo produce lo fa
inquinando.
Situazioni politiche:
in un certo periodo di tempo, determinati
orientamenti politici potrebbero essere favorevoli a stanziare
fondi per finanziamenti agevolati alle imprese di un certo settore,
o che, ad esempio, realizzano un determinato obiettivo in termini
occupazionali. Ecco, quindi, l’opportunità di cogliere un
orientamento politico favorevole a certe imprese.
Fattori culturali:
nel tempo si sono susseguiti atteggiamenti
culturali più o meno favorevoli al mondo delle imprese.
Un atteggiamento, ad es., ostile venne tenuto dalla società in genere,
ma anche da molti mass-media, dopo la cosiddetta rivoluzione del ’68.
Situazioni giuridiche:
anche le normative legali che riguardano
le aziende possono impattare diversamente su di esse,
determinando una serie di obblighi o limiti, ad es. in materia di
limiti alla concentrazione in determinati settori. In tal senso
possono essere definiti dei tetti alle quote di mercato che si
possono detenere in un certo ambito.
Da questi brevi esempi, è quindi facile comprendere come
l’interagire di determinati fattori verso l’impresa e l’opinione che
i soggetti interessati da questi fattori, in modo più o meno diretto,
hanno verso la stessa costituiscono elemento di crescita o di freno
non a questo o quel singolo settore aziendale, ma all’impresa nel
suo complesso.
Ecco il perché della rilevanza strategica delle Pubbliche Relazioni.
Conseguentemente, due sono i principali obiettivi di un’efficace
azione in tale settore:
cercare di determinare un’opinione positiva verso
l’impresa;
far conoscere la realtà e la storia dell’impresa tramite una
pluralità di strumenti.
Si tratta, quindi, di applicare un fondamentale principio, espresso
dal Segreto n. 1.
SEGRETO n. 1: Far bene e farlo sapere.
Le Pubbliche Relazioni devono suggerire alcuni elementi, in
chiave strategica, che dovranno essere seguiti sia dai singoli
settori aziendali sia dall’impresa nel suo complesso. Nei casi
in cui l’impresa non abbia invece ben operato, provocando
quindi perdita d’immagine o un’immagine negativa, si
dovranno correggere gli errori e ipotizzare i necessari
correttivi, così evidenziando che l’impresa è disponibile
sempre ad autocriticarsi e ad autocorreggersi e quindi
comunicare quanto realizzato in tal senso.
A questo punto, e prima di passare a un esempio pratico,
analizziamo brevemente i principali pubblici cui si rivolge la
comunicazione d’impresa, e tramite quali strumenti.
Si è detto, infatti, che si tratta di comunicare, ma domandiamoci innanzi
tutto verso chi. In tal senso, possiamo parlare di pubblici, cioè di
soggetti appartenenti a un determinato ambito interagente con
l’impresa. I principali sono:
il personale, suddivisibile a sua volta in quello
appartenente ai singoli settori aziendali;
i clienti;
la politica;
i cittadini in generale;
coloro che abitano nei pressi dell’azienda.
Analizziamo ora il perché rivolgersi ad ogni singolo pubblico,
comunicando cosa, e con quali strumenti.
Il personale: avere un personale motivato è un fattore vincente, e
una delle metodologie da usare è la condivisione di obiettivi e
strategie. Di qui l’utilità di comunicare la storia dell’impresa e dei
suoi prodotti, il suo sviluppo nel tempo, e le prospettive che essa
si pone.
Certo, questo non potrà essere realizzato in ogni impresa, specie
se di modeste dimensioni, ma almeno le medie e grandi imprese
svolgono spesso questa funzione tramite diversi strumenti
comunicativi, tra cui il principale è costituito da giornali creati
per il personale. Nel caso d’impresa che presenti una certa
articolazione organizzativa, si può inoltre valutare se realizzare
un singolo giornale o se sia preferibile una pluralità di periodici,
per ogni singolo settore, viste anche le diverse tematiche: es.
iniziative commerciali per il settore marketing, sviluppi tecnicoorganizzativi
per la Produzione, e via dicendo.
I clienti: il fatto che le pubbliche relazioni si rivolgano anche alla
clientela ha fatto sorgere la questione se esse possano esser intese
come una funzione rientrante, comunque, nel marketing piuttosto
che come funzione autonoma. A tale riguardo, vi sono due diversi
orientamenti di pensiero. Un primo modo di interpretare la
questione, tipico del marketing, è quello di vederle come una
sottofunzione. Si osserva, in tal senso, che le P.R. devono servire
a migliorare la comunicazione di una positiva immagine
aziendale, e questo viene visto nell’ottica di realizzare un più
elevato volume di vendite.
C’è chi, invece, e io sono di quest’opinione, ritiene limitativa la
precedente interpretazione. Certo, godere di un’immagine
aziendale positiva agevola anche la funzione commerciale, ma le
pubbliche relazioni non sono una sorta di comunicazione di
marketing. Se si occupano di comunicare qualcosa sul prodotto
non lo fanno in ottica commerciale, non si occupano del prezzo e
di indicare l’opportunità di acquistare quel prodotto, perché è
nell’interesse del potenziale cliente. Attraverso il prodotto è
comunicata la storia dell’impresa, la sua evoluzione nel tempo, e
come essa possa aver ben operato da diversi punti di vista.
Inoltre, le pubbliche relazioni non si occupano solo del cliente ma
di una pluralità di pubblici, e nella maggior parte dei casi neppure
si parla di prezzo e di prodotto in senso commerciale.
Chiarito ciò, vediamo cosa devono comunicare soprattutto le
pubbliche relazioni al cliente e come. Essenziale è trasmettere
una positiva immagine, evidenziando la storia e la realtà
dell’impresa. Strumenti principali, a tal fine, sono:
pubblicità istituzionale: si tratta di quelle campagne
pubblicitarie, che non parlano di prodotti o di offerte
promozionali, ma della storia dell’impresa, e delle sue
attuali caratteristiche;
visite aziendali, per consentire di vedere da vicino la realtà
aziendale;
organizzazione di convegni e congressi su temi d’interesse
aziendale, per evidenziare come l’impresa partecipi a questi.
La politica: spesso gli strumenti di comunicazione utilizzati dalle
P.R. sono rivolti a più pubblici e quindi, con gli stessi strumenti
di prima, si può realizzare una specifica campagna di P.R. anche
verso il mondo politico, qualora ciò sia ritenuto opportuno.
Abbiamo prima analizzato come tale elemento possa interagire
con l’impresa, ed ecco, quindi, l’opportunità, ad esempio, di far
comprendere come un determinato settore, di cui l’azienda faccia
parte, possa essere fattore di crescita per l’intera collettività, e di
qui suggerire l’opportunità di iniziative politiche a sostegno del
medesimo.
Certo, queste attività generali di P.R. sono svolte già dalle
organizzazioni imprenditoriali nel loro complesso, tra cui, in
primis, la Confindustria, ma talora può essere utile anche
l’intervento della singola impresa, più mirato sullo specifico
settore di appartenenza e sulla propria realtà.
Cittadini in generale: talora si deve realizzare una campagna di
comunicazione rivolta al pubblico in generale. Il caso tipico è
quello dell’impresa che abbia subito una consistente perdita
d’immagine a livello di pubblica opinione.
Cosa succede, infatti, in casi del genere? Ebbene, sarà capitato
anche a voi la seguente esperienza: si va al bar e si sente parlare
di quell’impresa coinvolta in questo o quello scandalo, piuttosto
che in un’inchiesta per inquinamento, ad esempio. Certo, di per
sé un cliente potrebbe ancora acquistare i prodotti di
quell’azienda, ma talora anche questo non succede, se si tratta di
una situazione negativa che possa riflettersi sul prodotto.
Ma tale situazione negativa può riflettersi all’interno dell’azienda
stessa. Se un’azienda è coinvolta in situazioni di questo tipo, è
evidente che si determina un clima di incertezza. Anche i
fornitori iniziano a chiedersi se potranno essere pagati in tempi
certi, ed eventuali punti vendita se riceveranno in tempi certi le
forniture richieste, oppure se la situazione avrà conseguenze
negative anche sotto questi aspetti.
Di qui l’esigenza di una specifica azione di P.R. rasserenatrice,
che indichi, ammesso che l’azienda abbia qualche responsabilità,
che quest’ultima intende riconoscere gli errori e porvi rimedio,
indicando anche i tempi e le modalità.
Gli abitanti nei pressi dell’impresa: sono i più interessati,
evidentemente, alle problematiche, inerenti ad aspetti logistici e
ambientali. Spesso capita che un’impresa possa costituire un
importante fattore di sviluppo locale, e pensiamo a tutte quelle
aziende che costituiscono la principale fonte di lavoro in molte
realtà locali. Il rovescio della medaglia può essere costituito da
imprese che inquinano, o determinano altre situazioni negative
per la realtà locale.
Ancora una volta, tali problematiche potranno essere più
agevolmente affrontate tramite il fondamentale principio:
far bene e farlo sapere.
L’impresa dovrà essere disponibile ad apportare i correttivi
necessari, e a comunicarli alla realtà locale, con gli strumenti più
idonei:
Incontri locali;
Riunioni;
Comunicazione informativa verso le testate giornalistiche
locali;
Conferenze stampa.
Anche dalle precedenti note, risulta quindi che la comunicazione
in generale, ed in modo specifico la comunicazione d’impresa,
per essere efficace deve avere la seguente caratteristica, indicata
dal SEGRETO n. 2:
La comunicazione deve essere a due vie.
È sbagliato, e quindi un errore da evitare, partire dalla
seguente impostazione: decido io cosa dire e pretendo che
questo debba essere interessante per il mio interlocutore.
Dovrò invece analizzare, prima, una problematica, capire gli
argomenti che possano portare l’interlocutore sulla mia
posizione, e quindi analizzare come il medesimo reagisca ad
essa, al fine di eventualmente correggerla.
Si tratta, anche qui, di svolgere una sorta di marketing, che
potremmo chiamare marketing di comunicazione, al fine di
orientarci verso il pubblico di riferimento. Dobbiamo quindi
interagire con esso a due vie, cogliere le relative reazioni, e agire
di conseguenza. Consideriamo ora un caso pratico, la Parmalat. Si
tratta della nota impresa, produttrice di alimentari, coinvolta nelle
altrettanto note vicende finanziarie degli ultimi anni. Preciso
subito, a tale proposito, che non ho mai avuto alcun rapporto
professionale con quest’impresa. E mi voglio in ogni caso
riferire, in primo luogo, alla storia dell’impresa, prima che si
verificassero i noti eventi.
Quando, finanziariamente parlando, non erano ancora emerse le
problematiche, che ben conosciamo, la Parmalat ebbe a un certo
punto un serio problema d’immagine, relativo ai propri prodotti.
È noto come per un’impresa alimentare sia di fondamentale
importanza l’aspetto igiene degli alimenti: chi acquisterebbe
prodotti non sicuri da questo punto di vista?
In alcuni prodotti si erano scoperti elementi negativi per l’igiene e
la sicurezza dei medesimi, e la cosa era stata divulgata dalla
stampa nazionale. Evidentemente, ciò ebbe una consistente
ripercussione negativa sull’immagine aziendale: non più impresa
attenta anche alla sicurezza e all’igiene alimentare, ma impresa
che, al pari di altre, poteva commercializzare anche prodotti
alimentari non sicuri. A questo punto Vi propongo un piccolo
esercizio: voi cosa avreste fatto?
Avreste reagito in ottica di marketing? Avreste deciso maggiori
investimenti pubblicitari? O avreste preferito affidarvi alle P.R.?
E in tale ipotesi, facendo cosa? Ecco le risposte, consistenti in
quello che l’impresa decise in quell’occasione, e vi anticipo
subito che furono decisioni giuste, che consentirono in tempi
veloci un sostanziale recupero d’immagine, unitamente a una
rinnovata fiducia verso l’impresa e i suoi prodotti.
Venne decisa un’azione di P.R. Ci si rivolse a un’agenzia esterna,
sinceramente non me ne ricordo il nome, la quale definì uno
schema di lavoro di questo tipo, articolato in alcuni passaggi:
Definizione del problema d’immagine.
Comunicazione a due vie: capire, dalla diretta opinione
degli interessati, che cosa abbia portato a una perdita della
loro precedente opinione positiva verso l’azienda.
Quali correttivi apportare, prima ancora che in termini di
comunicazione, da un punto di vista operativo e strategico,
all’attività dell’impresa.
Comunicare quanto realizzato e deciso di realizzare in
futuro da parte dell’impresa.
Fase di verifica:
quanto realizzato nelle altre fasi ha effettivamente consentito
un recupero d’immagine?
E se sì, possono essere predisposti interventi per
mantenerla nel tempo?
Come vedete, si tratta di uno schema che potrebbe valere, in
generale, per elaborare un’azione di P.R. anche in altri casi.
Esaminiamo ora più dettagliatamente come avrebbero potuto
essere realizzate le diverse fasi dello schema. Immaginate, quindi,
di essere il consulente chiamato a risolvere il problema aziendale.
Cosa avreste fatto? Ecco un esempio:
Definizione del problema d’immagine:
l’impresa ha sempre
goduto di una buona immagine anche in relazione alla qualità dei
propri prodotti. Tuttavia, non ha mai intrapreso una specifica
azione di pubbliche relazioni, rivolta ad evidenziare l’attenzione
anche sotto il profilo qualitativo in relazione agli aspetti igienicoambientali.
Non si ritiene opportuna un’azione di marketing.
Non si tratta di commercializzare il prodotto, ma di far
comprendere che l’azienda ha sempre ben operato, che eventuali
errori sono dovuti a fattori sinora imprevisti e che,
conseguentemente, l’azienda non era in grado di prevedere.
Comunicazione a due vie:
valutiamo se la nostra ipotesi è
corretta, ad esempio con una ricerca mirata, tramite questionario.
Possiamo decidere di affidare a un istituto di ricerca il compito di
definire il campione statistico, e di realizzare presso il medesimo
le necessarie interviste.
Tra l’altro, ricordiamoci che molte persone sono solitamente ben
contente di poter esprimere la loro contrarietà nei confronti di
specifiche situazioni. Come quando al bar si discute di politica, di
governi, e di cose che non vanno. I quesiti è invece più opportuno
che vengano formulati dall’esperto interpellato. Alcuni quesiti
potrebbero essere ricondotti ai seguenti punti:
Lei ha mai acquistato prodotti P?
Lei è a conoscenza dei recenti fatti…?
Prima che questi si verificassero, qual era la sua opinione
dei prodotti?
E della serietà dell’impresa, in particolare per quanto
riguarda la sicurezza igienica degli alimenti?
Attualmente è cambiata la sua opinione a tale proposito?
Se sì, ritiene che sia colpa dell’impresa?
Da un’analisi di questo tipo, emerge, in questo come nella
maggior parte di casi analoghi, che non c’è un’opinione negativa
dell’impresa, prima di determinati episodi. La quasi totalità degli
intervistati ritiene inoltre di non sapere, e di non capire se vi sia
stata una qualche precisa responsabilità dell’impresa.
E questo è ovvio, se ci pensate, dal momento che capire un tema
di questo tipo, significa presupporre una precisa competenza
tecnica, ad esempio in materia d’impiantistica, idonea a realizzare
precise garanzie sotto il profilo della sicurezza alimentare, per
non parlare, poi, dell’importanza dell’igiene negli ambienti di
lavoro.
Quali correttivi apportare, quindi, all’attività dell’impresa:
il problema, da un punto di vista tecnico, venne affidato ad
esperti e tecnici specializzati, e si comprese che l’impresa aveva
fatto tutto quello che sino a quel momento si poteva fare, per
garantire la sicurezza e l’igiene dei propri alimenti. Ma, come
spesso insegna la storia delle evoluzioni tecniche e tecnologiche,
talora si presentano situazioni prima impensate, e si possono
individuare elementi prima sconosciuti.
Venne quindi precisato che taluni elementi, prima assolutamente
impensabili, potevano contribuire a determinare un impatto
negativo sull’igiene degli alimenti. Del resto, pensate all’amianto:
sino a non moltissimi anni fa veniva tranquillamente, e sottolineo
tranquillamente, utilizzato nel settore dell’edilizia. Poi si sono
scoperti i danni che provoca alla salute.
Ma torniamo alla Parmalat: individuati i fattori tecnici
responsabili, si decisero una serie di interventi per eliminarli
definitivamente. Non solo: si decise di predisporre un sofisticato
sistema di monitoraggio che permetteva, in modo molto
sofisticato, di anticipare molti potenziali eventi negativi futuri,
con una tecnonologia assai poco diffusa presso la concorrenza.
Ecco, quindi, che si definivano interventi operativi e strategici
che potevano ribaltare una situazione da negativa in positiva.
: a questo punto, compito specifico delle P.R. è
quello di consentire una comunicazione di quanto deciso, e in
particolare dei seguenti “temi aziendali”:
L’impresa non è responsabile di quanto accaduto. Certe
situazioni non sono prevedibili, allo stato delle attuali
conoscenze. Ma in ogni caso ciò non potrà più verificarsi,
in futuro, per i seguenti motivi:
A) l’impresa ha sempre investito nei migliori impianti,
studiati per consentire la maggior sicurezza ed igiene dei
propri alimenti. Gli sviluppi scientifici hanno però
permesso di scoprire, con metodi studiati per
l’occasione, e prima mai utilizzati, che alcuni fattori,
prima non esaminati da nessun specialista, possono
contribuire a determinare un impatto negativo…
B) L’attuale esperienza negativa ha dato occasione di
progettare un nuovo impianto, che garantirà d’ora in poi
l’assoluta sicurezza…
Ecco alcuni dei principali strumenti per comunicare quanto
appena detto:
Rapporti con la stampa, per consentire una diffusione delle
notizie presso l’opinione pubblica nel suo complesso
Pubblicità istituzionale, incentrata sulla storia dell’azienda,
che in passato ha bene operato, e sulle iniziative future
decise, per rendere ancora più sicuri i propri prodotti
Conferenze stampa; sempre sui precitati argomenti.
Fase di verifica:
dopo un certo tempo dalla realizzazione della
campagna d’informazione, si rende opportuno realizzare una
nuova ricerca, sempre attraverso il modello dei questionari.
Analoga ricerca indicò, in effetti, un significativo miglioramento
dell’immagine.
L’opinione pubblica apprezzò significativamente la linea di
trasparenza adottata dalla P. in quell’occasione, e comprese che
non c’erano sue responsabilità, ma che anzi l’azienda era pronta
ad affrontare con la dovuta serietà e tempestività il problema.
Si decise anche di mantenere un’azione continuativa di P.R.,
prima decisamente più sporadica, per realizzare una
comunicazione permanente sulla realtà aziendale.
Questo utilissim0 special report sull’ importanza delle pubblice relazioni
è tratto dal lavoro di Giampiero Turletti nel suo utilissimo EBook
Autore: Gian Piero Turletti
Editore: Bruno Editore
Formato: Ebook PDF in 369 pagine + Software + Report
Anno di Uscita: 2008